
L’eredità coloniale italiana in Africa: un’ombra che ancora si fa sentire
Le discussioni riguardanti il passato coloniale italiano in Africa stanno suscitando un vivo dibattito nel paese. Il governo italiano, spinto dalla necessità di garantirsi la sicurezza energetica, ha rivolto la sua attenzione al continente africano. Gli storici concordano all’unanimità sul fatto che il dominio coloniale italiano in Libia, Etiopia, Eritrea e Somalia abbia causato la morte di centinaia di migliaia di civili. Tuttavia, il vice ministro degli Esteri italiano, Edmondo Cirielli, difende in modo controverso la presenza italiana in Africa, sostenendo che si trattasse di una missione “civilizzatrice” priva di violenza e repressione.
Contrariamente all’opinione comune, lo sfruttamento dell’Africa da parte dell’Italia non era motivato esclusivamente dal senso di benevolenza. Alessandro Pes, professore di storia contemporanea, sottolinea che l’idea del “buon colonizzatore” manca di fondamento storico. L’espansione italiana in Africa è stata caratterizzata dalla violenza e dalla sottomissione forzata delle popolazioni colonizzate. Le motivazioni dell’espansione coloniale italiana possono essere fatte risalire alla sua unificazione come stato nel 1861 e alla necessità di competere con le altre potenze europee.
Nonostante questa storia di violenza, l’Italia mostra ancora riluttanza nel confrontarsi apertamente con il proprio passato coloniale, a differenza di paesi come la Germania e la Francia. I parlamentari dell’opposizione hanno proposto un disegno di legge per istituire un “Giorno della Memoria per le vittime del colonialismo italiano” nei paesi africani interessati. Tuttavia, il disegno di legge si scontra con la ferma opposizione della coalizione del primo ministro Giorgia Meloni, che detiene la maggioranza parlamentare.
Il mito del “buon popolo”, radicato nella società italiana, perpetua la convinzione che la presenza coloniale italiana abbia portato infrastrutture e sviluppo in Africa. Sebbene l’Italia abbia investito in infrastrutture come strade, ponti e ferrovie, non è possibile ignorare le atrocità commesse durante il periodo coloniale. Lo storico britannico Ian Campbell stima che l’occupazione italiana della Libia, dell’Etiopia, dell’Eritrea e della Somalia abbia causato la morte di 700.000 africani.
I critici sostengono che in Italia esista una lacuna educativa riguardo al proprio passato coloniale, il che contribuisce all’aumento del razzismo nella società contemporanea. Una scarsa esposizione alle conseguenze del colonialismo italiano nelle scuole alimenta l’idea che l’Italia sia stata una forza positiva in Africa.
Nonostante queste controversie, il governo italiano attuale sta cercando attivamente accordi energetici e l’accesso alle materie prime in Africa. Il primo ministro Meloni ha sottolineato la necessità di adottare un approccio nuovo nelle relazioni con i paesi africani, evitando una posizione “predatoria e paternalistica” come quella mantenuta dalle potenze coloniali del passato.
Domande frequenti (FAQ)
1. Che cos’è il mito del “buon popolo”?
Il mito del “buon popolo” si riferisce alla convinzione radicata nella società italiana che la presenza coloniale italiana in Africa abbia portato infrastrutture, sviluppo e progresso, ignorando gli aspetti violenti ed espropriativi della colonizzazione.
2. Quante persone sono morte sotto il dominio coloniale italiano in Africa?
Gli storici stimano che centinaia di migliaia di civili abbiano perso la vita sotto il dominio coloniale italiano in Libia, Etiopia, Eritrea e Somalia. Lo storico britannico Ian Campbell approssima il numero totale di morti africane causate dall’occupazione italiana di queste regioni a 700.000.
3. L’Italia sta facendo passi per riconoscere la sua storia coloniale?
L’Italia è stata lenta nel confrontarsi con il proprio passato coloniale rispetto a paesi come la Germania e la Francia. Tuttavia, alcuni parlamentari dell’opposizione hanno proposto un disegno di legge per istituire un “Giorno della Memoria per le vittime del colonialismo italiano” nei paesi africani interessati. Tuttavia, il disegno di legge si scontra con una forte opposizione e la sua adozione è improbabile.
4. Come si collega la ricerca di sicurezza energetica dell’Italia all’Africa?
Il governo italiano sta cercando attivamente accordi energetici e l’accesso alle materie prime in Africa. Il primo ministro Giorgia Meloni ha sottolineato la necessità di adottare un nuovo approccio che si discosti dalle pratiche predatorie e paternalistiche del passato, posizionando l’Italia come un partner cooperativo alla ricerca di accordi reciprocamente vantaggiosi.
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