
FMI: L’Africa subsahariana potrebbe perdere 10 miliardi di dollari di investimenti stranieri
Il FMI lo ha dichiarato in un saggio pubblicato lunedì 1 maggio. Secondo il saggio, l’escalation delle attuali tensioni geopolitiche vedrebbe i Paesi dell’Africa subsahariana colpiti da un aumento dei prezzi delle importazioni o addirittura perdere l’accesso a mercati di esportazione chiave, il che significa che metà del valore del commercio internazionale della regione potrebbe essere colpito.
Un quadro sconfortante
Il FMI stima che se il mondo si dividesse in due blocchi commerciali isolati incentrati sulla Cina o sugli Stati Uniti e l’Unione Europea, le economie dell’Africa subsahariana potrebbero subire un calo permanente fino al 4% del prodotto interno lordo reale dopo 10 anni.
Secondo il FMI, le alleanze economiche e commerciali con i nuovi partner economici, soprattutto la Cina, hanno beneficiato i Paesi dell’Africa subsahariana, ma hanno anche reso la loro dipendenza dalle importazioni di cibo ed energia più suscettibile agli shock globali, comprese le interruzioni dovute all’aumento delle restrizioni commerciali in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Il FMI ha affermato che:
“Le perdite potrebbero essere aggravate se i flussi di capitale tra i blocchi commerciali venissero interrotti a causa di tensioni geopolitiche. La regione potrebbe perdere circa 10 miliardi di dollari di investimenti diretti esteri (IDE) e di afflussi di assistenza ufficiale allo sviluppo, pari a circa mezzo punto percentuale del PIL all’anno (sulla base di una stima media 2017-19). La riduzione degli IDE, a lungo termine, potrebbe anche ostacolare il necessario trasferimento di tecnologia”.
Disaccoppiamento strategico
Il FMI ha dichiarato che i Paesi dell’Africa subsahariana se la caverebbero meglio se solo gli Stati Uniti e l’Unione Europea tagliassero i legami con la Russia e i primi continuassero a commerciare liberamente. Se ciò accadesse, i flussi commerciali verrebbero dirottati verso il resto del mondo, creando opportunità per nuovi partenariati e possibilmente incrementando il commercio intra-regionale.
Poiché alcuni Paesi africani beneficiano dell’accesso a nuovi mercati di esportazione e a importazioni più economiche, la regione non subirebbe una perdita di PIL. Questo crea la possibilità per gli esportatori di petrolio che forniscono energia all’Europa di guadagnare dallo scenario.
Cosa possono fare i Paesi dell’Africa subsahariana
L’FMI consiglia ai Paesi dell’Africa subsahariana di promuovere l’integrazione e la cooperazione nell’ambito dell’Area di Libero Scambio Continentale Africana (AfCFTA). L’AfCFTA ridurrà le barriere commerciali tariffarie e non tariffarie, rafforzerà l’efficienza delle dogane, sfrutterà la digitalizzazione e colmerà le lacune infrastrutturali.
Il FMI consiglia inoltre ai Paesi della regione di smettere di dipendere così tanto dagli afflussi esteri, approfondendo i mercati finanziari nazionali per ridurre la volatilità.
Il Fondo esorta anche gli esportatori di energia dell’Africa subsahariana a sostituire la quota di mercato energetico della Russia in Europa. Il Fondo ha dichiarato:
“I Paesi possono anche affidarsi alle agenzie di promozione commerciale per aiutare a identificare le opportunità potenziali, costruire le competenze e le capacità necessarie per le esportazioni e, infine, riorientare la produzione per trarre vantaggio dai nuovi flussi commerciali”. Anche il miglioramento dell’ambiente imprenditoriale, come ad esempio la riduzione delle barriere di ingresso, normative e fiscali, potrebbe essere d’aiuto”.
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